martedì 9 marzo 2010

CHE - GUERRIGLIA

Regia di Steven Soderbergh. Con Benicio Del Toro,Demiàn Bichir, Rodrigo Santoro
Biografico, 131 min. - USA, Spagna 2008




“Io credo nell'uomo.”

Ernesto “Che” Guevara (Benicio del Toro), dopo il trionfo cubano, lascia l'isola nelle mani di Castro e si rifugia in sé stesso. Con alcuni uomini fidati, va silenziosamente in Bolivia, dove ha intenzione di reclutare altre leve per dar vita ad una grande rivoluzione che si protragga in tutta l'America Latina. Ma il sentiero è più impervio rispetto a quello affrontato a Cuba: la foresta boliviana, la diffidenza dei contadini, l'efficace risposta dell'esercito della dittatura, appoggiato logisticamente dagli Stati Uniti, renderanno la nuova avventura un inferno, che si concluderà in modo drammatico.

L'atto secondo della fatica di Soderbergh, dedicata alla mitica figura argentina, conferma in linea di generale le impressioni scaturite dalla visione di “Che – L'Argentino”. Soderbergh ci tiene molto alla cura delle (primitive) ambientazioni e delle vicende del nostro, ma la “guerriglia” ha un susseguirsi così veritiero, con le sue lunghe pause tattiche e i suoi lampi di sangue, che rischia di atterrare lo spettatore. Qua mancano i discorsi davanti alle platee inneggianti alla ribellione, qua mancano le interviste che illustrano la filosofia politica (e di vita) del Che: c'è invece un'atmosfera pesante, a tratti da incubo, in quel profondo verde di Bolivia, che fa lentamente affondare i sogni di gloria, e un condottiero invecchiato rispetto alle scorribande con Castro, più semplice e con meno da dire ai suoi subordinati. Ma la poesia non si fa solo di parole, e anche solo camminando e con qualche gesto, Del Toro rende al meglio onore al combattente argentino. Lo zenit si ha, ovviamente, negli ultimi 15 minuti della pellicola, dove il “Che” cade nelle mani del nemico e la sua fine tragica si compie. E' uno dei pochi spezzoni dove il cuore batte forte, in questo film, e anche se ciò avviene per ultimo, non si può dimenticare l'eccessiva meccanicità delle fasi precedenti. Soderbergh ci ha messo voglia, passione, sincerità: ciò che ne ha ricavato è forse più documentario da salotto che biografia da grande schermo.

VOTO: 6

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