lunedì 8 marzo 2010

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON

Regia di David Fincher. Con Brad Pitt, Cate Blanchett
Fantastico, 159 min. - USA 2008.



“Nella vita niente dura. E questo è un gran peccato.”

Benjamin Button (Brad Pitt) nasce in “circostanze particolari”. Infatti, è un neonato con una sindrome assai anomala: è già vecchio e con le tipiche malattie dell'età avanzata. Il padre, vergognandosene, lo abbandona di fronte ad una casa di riposo per anziani. Qua, una donna di colore, se ne prende subito cura, sebbene paia chiaro che la creaturina non vivrà ancora a lungo. Sorprendentemente, invece, nella casa di riposo cominciano a rendersi conto che Benjamin, anziché invecchiare, ringiovanisce. Nonostante la sua peculiare caratteristica, Benjamin vive la sua vita senza farsi condizionare troppo dal suo status di diverso. Finisce con l'innamorarsi di una nipote di una anziana della casa, la rossa Daisy (Cate Blanchett), ma questo lo porterà inevitabilmente a scontrarsi con la dura realtà...


Il film, diretto dal bravo David Fincher (“Seven”, “Fight Club”), è basato su un racconto di F.S.Fitzgerald, datato anni '20. In passato, già altri registi (tra cui anche Spielberg) avevano tentato di portare sul grande schermo la storia, non riuscendo però nell'intento. Si parte con lo shock del neonato-anziano e la sua tendenza al ringiovanimento: premessa sicuramente originale, che rende la pellicola interessante già dai primi frangenti. Ma Fincher scivola poi un po' nel banale. In pratica, prende il personaggio principale e gli fa compiere le classiche cose che fanno gli orfanelli nei romanzi. Benjamin impara a suonare il pianoforte, Benjamin va per la prima volta in un bordello, Benjamin lascia casa in cerca di nuove esperienze, etc.etc.. Il diverso sta appunto nel fatto che qua l'orfanello è (dal punto di vista estetico) un vecchietto. Può risultare certamente curioso, ma il timore che una buona idea sia stata buttata alle ortiche comincia a crescere. Fortunatamente, il secondo tempo del film, dominato dalla drammatica (altro non poteva essere...) storia d'amore tra Benjamin e Daisy, va più in profondità. Al di là dell'intreccio sentimentale, allora diviene chiaro che il film è una malinconica meditazione sulla vecchiaia, sull'inesorabile scorrere del tempo (simbolico l'orologio della stazione) e, come diretta conseguenza, sulla morte. Il legame tra i due protagonisti è certamente forte già nei primi incontri, ma paiono veramente uniti solo quando le loro età si incrociano: nel resto della pellicola sono pervasi da una cupa solitudine degli animi. Se per Benjamin questo è ovvio, per Daisy, la ballerina mondana, non dovrebbe essere altrettanto, ma la condizione del suo amato pare le si rifletta. Stravolti dai magnifici effetti speciali che li fanno quando più vecchi quando più giovani, gli attori si muovono davanti alla cinepresa in modo esemplare, ma forse, più della superstar Pitt, colpisce l' interpretazione della bellissima Blanchett, capace, trasmettendo sempre semplicità, di calarsi dal ruolo di ragazza trasgressiva a quello di apprensiva madre. Da non passare inosservati i giochi di colore nelle suggestive inquadrature del regista.

VOTO: 7

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