venerdì 26 marzo 2010

TRA LE NUVOLE

Storie di un Peter Pan del XXI secolo

Regia di Jason Reitman. Con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick
Commedia, 109 min. - USA 2009



“Con lo zaino vuoto, avrei capito meglio cosa rimetterci dentro...”

Ryan Bingham (George Clooney) è un uomo d'affari privo di qualunque relazione affettiva e sempre in viaggio da una città all'altra degli Stati Uniti, con un preciso dovere: licenziare. Entusiasta della propria libertà, Ryan, fra check-in aeroportuali e spietati colloqui lavorativi di “addio”, trova tempo anche per fare piacevoli conoscenze: vedi la signorina Alex (Vera Farmiga), nella quale si rispecchia perfettamente, e con la quale ha subito una fugace storia d'amore. La sua vita tra le nuvole, però, è messa a serio rischio da una brillante neo-laureata, Natalie (Anna Kendrick), che ha convinto il capo di Ryan ad adottare un nuovo sistema di licenziamento via webcam dall'ufficio, decisamente più economico. Minacciato dalla novità, comincia a riflettere sul suo stile di vita...

Jason Reitman, già apprezzato dalla critica per 'Juno', cronaca di un'adolescente alle prese con una gravidanza precoce, è stavolta impegnato in una commedia che va a toccare, in maniera indiretta (ma forse nemmeno troppo), la ferita ancora viva della crisi economica, e arruola per la causa il superdivo Clooney, trasformandolo in incubo sociale:un “tagliateste” (come egli stesso si definisce) aziendale. Un Clooney che, con una impercettibile smorfia al sorriso tiratissimo dopo aver dato un“benservito”, si rivela esser, già fin dalle prime battute, in stato di grazia. Non a caso, la performance per poco non gli ha fruttato un Oscar. Vedere, per ulteriori delucidazioni in merito, anche quando sfida la novellina al giochino del licenziamento. Non resiste, Reitman, a infilare lo scoppiettante George, dopo soli 12 minuti, sotto le coperte con colei che poi gli si rivelerà femme fatale, una buonissima Farmiga. Scontato? Potremmo anche rimproverare al regista il fatto di trattare, sebbene facendo ricorso a persone realmente congedate da breve periodo, l'argomento della perdita del lavoro con un po' troppa povertà, limitandosi allo sceneggiare la reazione dello sfortunato alla notizia, ma fermandosi li', senza affondare più di tanto il coltello (salvo poi accennare a farlo nel finale, per dare una svolta alla pellicola). Ma ciò che veramente importa a Reitman è celebrare il viaggiatore, l'uomo libero, come già suggeriscono le incantevoli inquadrature dall'alto in apertura, e, al tempo stesso, metterlo di fronte alla realtà della comunità odierna, dove, se non hai una famiglia, sì, sei un po' strano. A colpi di dialoghi mai noiosi e situazioni spassose (senza che esse ricadano mai nell'inverosimile), ecco che, partendo dal soggetto lugubre del “tagliateste”, fa il miracolo, rendendo tale soggetto attraente, perfino simpatico, fino a spogliarlo della sua giacca e della sua cravatta. Trasfigurandolo in un moderno Peter Pan, sempre in volo, sempre giovane. Reitman non cade nella trappola del facile finalone, per far contente le famigliole e le coppiette in sala, perchè, George o non George, sa di che pasta è fatto il suo personaggio principale, e, volente o nolente, oramai questo ha un destino. Il film è anche la celebrazione delle relazioni umane a quattrocchi , a discapito di quelle tecnologiche, fatte di sms e monitor.

Forse Natalie è ingenua a sognare quel principe azzurro che la società le ha disegnato a matita. Forse Ryan lo è ancora di più, sognando un'esistenza fuori dagli schemi nati dalla stessa matita.

VOTO: 7,5

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