giovedì 25 agosto 2011

UNA VITA AL MASSIMO

(True Romance) Con Christian Slater, Patricia Arquette, Dennis Hopper, Val Kilmer, Brad Pitt. USA 1993. Thriller, 118 min.



Clarence, visionario venditore di fumetti, s'innamora di una prostituta, Alabama. Fatto fuori il protettore, la coppia fugge, sognando un lucente futuro, con una valigetta dal contenuto esplosivo: cocaina. Verranno tallonati dalla mafia e, allo stesso tempo, dalle autorità.
Sceneggiato da Tarantino, ma diretto da Tony Scott, fratello del più noto (e capace) Ridley. La traccia pare un outtake di quel genio tarantiniano che nella prima metà degli anni '90 viveva il picco creativo. Dialoghi, episodi pulp, accompagnamento musicale risultano di serie B comparati a quelli de "Le Iene" o di "Pulp Fiction". La carrellata di celebri comparse non riesce a celare tanta siccità sul versante dell'originalità. Perfino la scena d'azione conclusiva smuove poca adrenalina. Irritanti Slater e la Arquette. Scott puntava a fare un film-parodia? Non perviene.

★★☆☆☆
2/5

mercoledì 10 agosto 2011

IL BANDITO DELLE ORE UNDICI

(Pierrot le fou) Di Jean-Luc Godard. Con Jean-Paul Belmondo, Anna Karina. Francia, Italia, 1965. Drammatico, 112 min.



In profonda crisi esistenziale, Ferdinand si lascia alle spalle la moglie e la piatta belle vie parisienne per fuggire via con l'enigmatica Marianne dopo essersi macchiate le mani di sangue. Tra momenti zuccherosi, giochi infantili e disaccordi, la loro storia avrà un drammatico epilogo.
L'ingannevole (e francamente poco azzeccato) titolo italiano farebbe pensare più ad un film dalle tematiche poliziesche. Non che sia priva di echi noir, ma l'opera di Godard vuole piuttosto mettere a fuoco il disagio della classe borghese, in connubio con l'irrazionalità del sentimento chiamato amore. E lo fa bene, infarcendo questo disomogeneo disegno con colte citazioni, poesia, scenari penetranti, quasi onirici. La parola prende il sopravvento sull'azione. Ferdinand e Marianne paiono due lontane silhuoette che tremulano in mezzo ad un esteso deserto quale è l'etica dei giorni nostri. Il baratro, per entrambi, è in cotanta follia l'ultima, congrua, fermata di un tir carico di esplosivo. Convincenti le interpretazioni, simpatiche le incursioni musicali, un po' troppo repentini gli strappi nella narrazione. Non di semplice visione, ma indubbiamente di spessore.

★★★★☆
4/5

lunedì 1 agosto 2011

L'ULTIMO DEI MOHICANI

(The Last of the Mohicans) Di Michael Mann. Con Daniel Day-Lewis, Madeleine Stowe. USA 1992. Storico, 117 min.



1757, Nordamerica. Una famiglia di pellerossa, della quale fa parte anche il bianco Nathan, detto Occhio di Falco, adottato dai nativi in tenera età, è coinvolta nello scontro tra inglesi e francesi durante la Guerra dei Sette Anni. Dopo aver prestato aiuto ad una comitiva inglese sotto attacco, si ritrovano a difesa del forte sotto il comando del colonnello Munro. Nel frattempo, sboccia l'amore tra Nathan e la figlia di Munro, Cora.
Ispirato da un romanzo del XIX secolo, già trasposto su celluloide un paio di volte. L'ossessione di Mann per l'epicizzazione anche del più semplice atto dei suoi eroi risulta stucchevole, a volte patetica, quanto la ridondanza ogni cinque minuti del tema musicale principale. La parabola da soap-opera, tra un bagno di sangue e l'altro, non aiuta. Spettacolarizzando per le masse il dramma storico, con massiccio ricorso alla cruenza, un auteur come Mann si salva in corner solo grazie ai curati scontri corpo a corpo, piuttosto che di noiosi colpi di cannone, alle scenografie e alla sublime fotografia. Occhio di Falco è un personaggio che ha presa, sebbene l'interpretazione del bravo Day-Lewis non abbia infondo niente di così speciale.

★★★☆☆
3/5