venerdì 14 ottobre 2011

SUPER 8

(Super 8) Di J.J. Abrams. Con Elle Fanning, Kyle Chandler. USA 2011. Fantascienza, 110 min.



Un gruppo di ragazzini, alle prese con le riprese di un film horror amatoriale, è testimone di un catastrofico incidente ferroviario. Nella loro piccola cittadina cominciano da allora a susseguirsi eventi insoliti, misteriose scomparse, attività militari. La curiosità spinge i ragazzi a cercare di capire cosa accadde la notte dell'incidente. Scopriranno che qualcosa di straordinario è fuggito da uno di quei vagoni.
Una fantascienza tanto fiabesca non poteva che essere (se non diretta) prodotta da Steven Spielberg. E Abrams paga appunto un forte dazio in termini ispirativi nei confronti del suo celebre produttore. La trovata simpatica è quella di mischiare un po' di "Goonies" e "Stand by me" alla concezione di film di fantascienza tanto in voga oggi, dove il mostro o l'alieno non è più invasore, ma povera creaturella intrappolata in un mondo schifoso dal quale cerca disperatamente di battersela. Alla fine ci si chiede se il film sia carne o sia pesce: prodotto per ragazzi o anche per i più grandicelli? I momenti di violenza di certo non mancano! In alcuni frangenti, soprattutto quelli che dovrebbero risultare commoventi, l'odore di aria fritta è palpabile; qualche effetto speciale confacente (non strabilianti ma comunque dignitosi) e qualche sbalzo d'adrenalina rendono la narrazione efficace. Tra i piccoli attori spicca Elle Fanning: sarà famosa?
Molto divertente il risultato finale delle riprese della giovane combriccola, visibile durante i titoli di coda.

★★★☆☆
3/5

giovedì 13 ottobre 2011

LAWRENCE D'ARABIA

(Lawrence of Arabia) Di David Lean. Con Peter O'Toole, Anthony Quinn, Alec Guinness. Gran Bretagna 1962. Storico, 219 min.



Nel 1916, primo anno della Rivolta Araba, il governo britannico invia un giovane ed inesperto ufficiale, il tenente T.E. Lawrence, ad investigare sulle reali capacità delle barbare tribù della Penisola, a fronte del preparato nemico turco. Lawrence, affascinato dalla cultura del luogo, riesce in breve a guadagnarsi la stima dei guerrieri arabi e vi s'impone con gran carisma alla guida. La gloria che va cercando l'inglese mette però a repentaglio, a poco a poco, l'integrità della sua salute mentale.
Kolossal di oltre 3 ore e mezzo, quasi una dichiarazione d'amore nei confronti dello sconfinato, spietato, enigmatico deserto, che come una femme fatale seduce il tenente Lawrence, prima inebriandolo, poi portandolo ai confini della follia. Fotografia ipnotizzante, sviluppo della trama che tiene bene alla debordante durata. La ricostruzione storica può far sollevare obiezioni, strizza l'occhio più di una volta al far spettacolo; Lean è più concentrato nel caratterizzare, con fino, le varie tribù e le loro arcaiche consuetudini. O'Toole, che ha fascino controverso ma non eccelle in particolare, divenne star.

★★★★☆
4/5

LA STANGATA

(The sting) Di George Roy Hill. Con Paul Newman, Robert Redford, Robert Shaw. USA 1973. Commedia, 129 min.



Un lavoretto sporco, ai danni di un boss locale, finisce male per Coleman e Hooker, due truffatori professionisti negli anni della Grande Depressione: il primo ci rimette la pelle, il secondo si vede costretto a fuggire dalla città. Hooker raggiunge a Chicago Mr.Gondorff, una vecchia gloria della truffa caduta in miseria. Con il suo aiuto, architetta un colpo gobbo ai danni del boss per vendicarsi dell'amico ucciso.
La trama, suddivisa in capitoli, si fonda sulla meticolosa truffa ordita dalla coppia Redford-Newman (già insieme in "Butch Cassidy and the Sundance Kid"). Fin troppo perfetta per apparire verosimile, vanta però di alcuni colpi di scena di gran classe. Bravo Newman ad intrattenere, tra un bluff in una partita di poker e un gesto d'intesa alla sua ciurma viziosa. Si gode se seguito con attenzione.

★★★*☆☆
3,5/5

sabato 8 ottobre 2011

MAJOR LEAGUE - LA SQUADRA PIU' SCASSATA DELLA LEGA

(Major League) Di David S. Ward. Con Tom Berenger, Charlie Sheen. USA 1989. Commedia, 107 min.



Ricevuta in eredità la squadra di baseball dei Cleveland Indians, la nuova proprietaria la infarcisce consapevolmente di giocatori allo sbando o a fine carriera, al fine di ottenere risultati miserrimi. Solo così potrà trasferire la proprietà in Florida, nella calda Miami. Ma qualcosa va storto, e la squadra comincia a vincere tutti i match, trainata da un lanciatore dalla fedina penale poco pulita, che tutti chiamano "Wild Thing".
Filmetto adatto per passare una serata senza spremere troppo le meningi. Non si evidenzia nè per le interpretazioni (monoespressivo Sheen), nè per regia, nè per plot. Si punta tutto sulle assurde gag dei singolari giocatori e le quantomai rocambolesche partite degli Indians, riuscendo in tanto paradosso a strappare qualche risata. Come dire: simpatico, ma scemo.

★★*☆☆☆
2,5

venerdì 7 ottobre 2011

THE TREE OF LIFE

(The tree of life) Di Terrence Malick. Con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain. USA 2011. Drammatico, 138 min.



Jack, architetto affermato ma disgustato dai valori della società contemporanea, non riesce a fare a meno di pensare tutti i giorni alla morte del fratello, avvenuta svariati anni addietro. Un fantasma che proietta la sua mente lontano, all'età fanciullesca, quando doveva sottostare all'educazione autoritaria imposta dal severo padre. Un fantasma che proietta la sua mente lontanissimo, per interrogarsi sul reale significato dell'esistenza.
Malick ha rinunciato ad elaborare una trama articolata, ed ha puntato piuttosto ad un qualcosa di essenziale, comunque tortuoso, nel proclamare il "suo" senso della vita. Il risultato disorienta e affascina allo stesso tempo, sebbene l'estrema soggettività dei temi trattati (forse con piglio autobiografico?), in una prospettiva così poco lineare, rendano ardua la visione dell'opera. Nemmeno le riprese e gli effetti visivi, quest'ultimi a volte un po' troppo pomposi, si perdono nella banalità. A ben dire, "Tree of Life" è un film con alte contaminazioni sperimentali, dove ciascun spettatore può attibuire un significato diverso a ciascun elemento che compone il film. Ciò che è limpido è invece il pessimismo di Malick nei riguardi del futuro prossimo dell'umanità, e il suo intento di rivolgere una preghiera verso il cielo (e verso noi), tuttavia mediante l'impiego parziale di frasi fatte, o massime da oratorio. Interessante inoltre il confronto tra il limitato universo familiare, dove si modellano i caratteri degli individui, e l'infinità dell'universo spaziale/temporale. L'Apocalisse finale lascia esterrefatti, la sensazione di aver presenziato alla rivelazione di un oscuro mistero. Inutile perdersi in troppe inutili parole: va visto, con coraggio. Quello stesso coraggio che è valso a Malick la Palma d'Oro a Cannes. Gli attori: Pitt lodevole per impegnarsi egregiamente in un film d'autore, però Penn, in un solo pugno di scene, ne oscura i meriti.
Forse, fra 30 anni, sarà considerato un capolavoro.

★★★★☆
4/5

domenica 2 ottobre 2011

ATTO DI FORZA

(Total Recall) Di Paul Verhoeven. Con Arnold Schwarzenegger, Sharon Stone. USA 1990. Fantascienza, 109 min.



2084. Marte è l'ossessione di Douglas Quaid, umile operaio edile. Non riuscendo a convincere la moglie a intraprendere un viaggio verso il pianeta rosso, decide di rivolgersi ad una agenzia, la Recall, specializzata nell'installare ricordi di eventi, mai effettivamente verificatosi, nella mente umana. Durante l'operazione, però, si verifica un problema: Quaid ha già all'interno del suo cervello una memoria fasulla. Scopre così di essere al centro di una cospirazione tesa a sovvertire l'ordine dei terrestri imposto su Marte.
Ispirato al racconto "Ricordiamo per voi" di Philip K. Dick. Chiassoso, pseudo-splatter e non eccepibilmente interpretato come molti dei film d'azione degli anni '80, "Atto di forza" è riuscito, in una prospettiva di vent'anni dalla sua prima visione, a ritagliarsi comunque uno spazio di tutto rispetto tra i film di fantascienza di pedigree, in barba a snobismi critici. Certamente non si respira quell'aria dark romantica del capolavoro assoluto del genere, "Blade Runner", ma le quasi due ore scorrono senza momenti vacui, tra scariche di adrenalina, trovate e invenzioni tecnologiche originali (memorabile l'"ologramma"), sarcasmo d'effetto del nerboruto Arnold. Tutto condito da effetti speciali, premiati con Oscar, tuttoggi non obsoleti. Trama implausibile? Verhoeven ha giocato abilmente a confondere sogno con realtà, senza svelare nemmeno nel finale le carte, garantendosi una certa libertà nel raccontare la vicenda e ponendo qualche punto interrogativo anche sulle nostre certezze.

★★★*☆
3,5/5