lunedì 30 maggio 2011

127 ORE

(127 Hours) Di Danny Boyle. Con James Franco. USA, Gran Bretagna, 2010. Avventura, 90 min.



In cerca di un po' di solitudine e di un po' di pura avventura, il ventottenne Aron si lancia in un'intrepida escursione per le desolate montagne rocciose dello Utah. Sebbene esperto di trekking, è vittima di un incidente e il suo braccio rimane incastrato sotto un pesante masso. Dimenticato dal mondo e a corto di provviste, fra angosce e tetre meditazioni dovrà escogitare il modo di liberarsi da una trappola che rischia di fargli fare la fine del topo.
Tratto da un evento realmente accaduto. Si comincia da uno strano incrocio tra un videogame e un documentario naturalistico, si passa per lo schock della sciagura (all'incirca al minuto 20), e si scivola lentamente, banalmente, senza veri colpi di scena, verso il termine (all'incirca al minuto 90). Certo, non deve essere stato semplice per Boyle inventarsi del cinema in qualche metro racchiuso tra le rocce. Ciò che infastidisce di più, però, è la solita messa in scena della redenzione che arriva in punto di morte, scandita a colpi di patetici flashback e visioni paranormali. E nel finale, abbiamo pure un po' di splatter. Boyle ambiva probabilmente a dar vita ad un nuovo “Into the wild”, ma qua manca tutta la genuinità e la poesia dell'opera di Penn. Di buono c'è il lavoro svolto con le telecamere, e, in alcuni frangenti, l'ispirata interpretazione di Franco.

★★*☆☆
2,5/5

mercoledì 18 maggio 2011

BRONX

(A Bronx Tale) Di Robert De Niro. Con Robert De Niro, Chazz Palminteri, Lillo Brancato. USA 1993. Drammatico, 115 min.




Bronx, anni '60. Calogero, a soli 9 anni, è già affascinato dai loschi personaggi che popolano il quartiere italoamericano, in particolar modo dal boss Sonny. Un giorno, Sonny uccide un uomo proprio sotto i suoi occhi. Chiamato a testimoniare, Calogero mente per non mettere nei guai il gangster che, riconoscente, prende il fanciullo sotto la sua protezione, nonostante la contrarietà dell'onesto padre, Lorenzo.
Esordio dietro la cinepresa per De Niro. "Bronx" pecca, nella prima parte, un po' troppo di citazionismo nei confronti dei maestri, vedi Coppola e Scorsese, che hanno diretto De Niro in opere del genere, sebbene la rappresentazione avvenga con stile dignitoso. In effetti, i personaggi tipici del quartiere vengono dipinti con cura e con un pizzico di sana ironia. La seconda parte, grazie alla tematica razziale e al messaggio morale più intonato, offre qualcosa in più. La scia di morte è la dichiarazione che il crimine non paga. De Niro, forse distratto, recita con prudenza, lasciando il segno meno di altre uscite. Ma la regia e il montaggio, dal sapore nostalgico, sono una sorpresa. Gli appassionati di mafia-movies aggiungano mezza stella in più.

★★★*☆☆
3,5/5

domenica 15 maggio 2011

LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO

(La tragedia di un uomo ridicolo) Di Bernardo Bertolucci. Con Ugo Tognazzi, Anouk Aimée, Laura Morante. Italia 1981. Drammatico, 110 min.



La vita di Primo Spaggiari, proprietario di un caseificio della Bassa Padana, viene sconvolta dal sequestro del figlio a scopo di estorsione. Riluttante al separarsi dai tanto sudati possedimenti per ricavarne la somma richiesta dai rapitori, quando saprà della morte del figlio tenterà meschinamente di volgere a proprio favore la situazione, allo scopo di salvare l'amata impresa dalla bancarotta.
Bertolucci dirige Tognazzi in un amaro valzer sul declino morale umano. Il giallo della scomparsa del figlio, dai risvolti finali piuttosto chiaroscuri, e il sordo grido della gioventù ribelle passano in secondo piano, a fronte della inesorabile disamina riguardo la vecchiaia, puntellata spesso da battute acuminate. Primo Spaggiari è uomo straniero nel suo stesso nido, riscaldato nell'animo solo dalle forme che lui stesso ha levigato. Osservatore consapevole del suo navigare in acque profonde, è tanto inerte da rimanere quasi sorpreso dalla propria finale redenzione. C'è poi la classe di Bertolucci nell'inquadrare il disagio, e c'è anche la bravura di Tognazzi a spruzzare agrodolce sul personaggio principale.

★★★*☆☆
3,5/5

giovedì 12 maggio 2011

SFIDA INFERNALE

(My darling Clementine) Di John Ford. Con Henry Fonda, Linda Darnell, Victor Mature. USA 1946. Western, 97 min.



Wyatt Earp e i fratelli sono mandriani di passaggio nell'Arizona. Uno di essi, James, una notte viene assassinato da ignoti, a quanto pare durante una rapina del bestiame. Wyatt decide di fermarsi nel villaggio di Tombstone, accettando l'incarico di sceriffo propostogli dal sindaco. Affiancato dal duro della città, l'ex chirurgo Doc Holliday, comincerà a dar caccia agli assassini.
Il maestro del western John Ford riesce a dar tono ad un'opera dal seppur povero bianco e nero ricorrendo ad una sapiente messa in scena della vita dei saloon e delle pistole fumanti. Alla tormentata storia di Doc Holliday, trincerato dalla malattia e dall'incerta passione, dà corpo e anima un capace Mature. Impressiona la verosimile esplosione di violenza finale, per un film che ha già più di mezzo secolo. Più che western, un film storico, fatto di eroi di tempi ormai andati.

★★★★☆
4/5

IL GIGANTE

(Giant) Di George Stevens. Con Rock Hudson, Elizabeth Taylor, James Dean. USA 1956. Drammatico, 201 min.



Storia di una famiglia, proprietaria terriera nel gigantesco Texas. Bick Benedict e Leslie Lynnton: dall'incontro nel Maryland al matrimonio, dalle tempestose incompresioni alle appassionanti riconciliazioni, tra i figli e la mina vagante Jett Rink, ex-bracciante dei Benedict, divenuto ricco e da sempre innamorato di Leslie.
Epopea familiare dai rintocchi di campana sudisti, cammino negli usi e costumi dell'assolato, polveroso Stato della Stella Solitaria. Con diversi spunti di certo non tediosi, anzi stuzzicanti, per chi vuole scoprire certe dinamiche d'oltreoceano, così lontane, così vicine. La lunghezza della pellicola rischia però di far sprofondare nelle poltrone. Dean titaneggia, poco prima della fatale dipartita.

★★★*☆☆
3,5/5

giovedì 5 maggio 2011

SOURCE CODE

(Source Code) Di Duncan Jones. Con Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan. USA, Francia, 2011. Fantascienza, 95 min.



L'ufficiale militare Colter Stevens si risveglia improvvisamente su un treno a Chicago, ignaro di come possa esservi giunto. Dopo pochi, confusionari attimi, il treno esplode. Stevens si risveglia ancora, stavolta in uno spazio stretto, al buio. E' qua che gli viene comunicato di essere al centro di un'operazione al fine di sventare un catastrofico attentato terroristico. Per farlo, dovrà tornare nel passato e individuare il responsabile di un attentato già verificatosi, ma avrà ogni volta solo otto minuti di tempo prima della deflagrazione.
Accingendo alla fonte della fantasia di Philip K. Dick, il film del promettente Duncan Jones conquista grazie a un intelligente mix di azione e puzzle, più un tocco di filosofia. Anche se pare scivolare in qualche stereotipo di troppo nel dar sostanza alla struttura (il solito terrorista pazzoide, la smanceria per l'eroe), ciò che conta è lo scioccante meccanismo intorno al quale le vicende ruotano. La fine dei fatidici 8 minuti è sì sempre scontata, ma ogni volta Duncan riesce a riaccendere l'attenzione innestando un indizio in più per la caccia al criminale, e facendo sempre pendere la Spada di Damocle sulle reali sorti del protagonista, infine commoventi. Il tetro ambiente dove Stevens si muove dipinge l'incertezza umana dinanzi al baratro della morte, e fa da preludio ai risvolti metafisici finali. Dove è il vero, e dove il falso? E' reale ciò che possiamo toccare? Siamo artefici o prodotto di altri universi paralleli? "Source Code" riesce a insinuare questi dubbi al momento dei titoli di coda, senza risultare prolisso.

★★★*☆☆
3,5/5