lunedì 13 giugno 2011

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

(Falling down) Di Joel Schumacher. Con Barbara Hershey, Robert Duvall, Michael Douglas. USA 1993. Grottesco, 115 min.



Los Angeles. Rimasto bloccato nel traffico in una giornata bollente, quello che parrebbe un cittadino modello si trasforma in un violento schizoide mosso da un unico intento: portare il regalo di compleanno alla figlioletta, in affido alla ex-moglie. Sulle sue tracce si getta uno stagionato poliziotto, al suo ultimo giorno di servizio.
Satira sulla frenesia della vita metropolitana, è essenzialmente un prodotto più di puro intrattenimento piuttosto che dai fini didattici. Le vignette urbane dove si compiono le gesta del disperato Bill sconfinano spesso nell'inverosimile, sebbene non si possa certo dire che difettino di mordente (almeno fino alla prima metà di film). La police-story invece è, per quanto banalotta e poco arguta, simpatica. Stessa simpatia che arieggia su un protagonista che è infine vittima, lacerato tra gli ingranaggi inarrestabili della società industriale,e a cui il volto di Douglas dona una ipnotica nevrosi.

★★★☆☆
3/5

mercoledì 8 giugno 2011

BIUTIFUL

(Biutiful) Di Alejandro Gonzalez Inarritu. Con Javier Bardem, Maricel Álvarez. Messico, Spagna, 2010. Drammatico, 128 min.



La vita di Uxbal è già complicata di suo, tra il dover crescere due figli con una madre distante, affetta da disturbo bipolare, e il guadagnarsi il pane dirigendo traffici illeciti nei vicoli più bui di Barcellona. Ma quando gli viene diagnosticato un cancro alla prostata che non lascia scampo, tutto pare veramente precipitare. Per Uxbal comincia una lotta contro il tempo per salvare il salvabile, e garantire ai propri bambini un futuro dignitoso.
Chi ha già preso visione di altri lavori del king of pain messicano Inarritu, si renderà subito conto che in "Biutiful" sono assenti quei continui sbalzi spaziali che contraddistinguevano "Amores Perros", o "Babel". In "Biutiful", Inarritu pare non voler ricorrere a certe meccaniche per giostrare le tragedie dei suoi personaggi, vuole bensì essere assolutamente diretto. La storia di Uxbal, stridente sovrapposizione tra padre di figli e figlio di un padre mai conosciuto, è infatti lineare: è un uomo condannato a morte dalla malattia, punto. Su Bardem, credibile maschera dell'umano dolore, il regista materializza piano a piano demoni ai quali lo spettatore non può fuggire, semplicemente perché nel tempio dove si celebra questo lungo funerale non filtra alcun raggio di sole. La Barcellona di "Biutiful" non è la Barcellona piena di colori di una cartolina postale, ma è una Barcellona che puzza di rancido, dove i suoi abitanti devono tenersi con tutte le forze stretti alla corda, se non vogliono cadere giù, nell'oblio. Il film diviene così anche occasione per documentare alcune realtà, come quella dei cinesi o di Ige l'africana, che i nostri occhi non vedono, o non vogliono vedere. Sebbene corra il rischio di minare la credibilità dell'opera, donando superpoteri a Uxbal e raffigurando momenti post-mortem fin troppo personali, a Inarritu il saggio sulla morte riesce meglio che ad Eastwood ("Hereafter"). Gli acquerelli musicali di Gustavo Santaolalla si sposano a meraviglia con le azzeccate inquadrature di disagio metropolitano.

★★★★☆
4/5

sabato 4 giugno 2011

I TRE GIORNI DEL CONDOR

(Three days of the Condor) Di Sydney Pollack. Con Robert Redford, Max von Sydow, Faye Dunaway. USA 1975. Drammatico, 117 min.



Un reparto della CIA, adibito al controllo di libri e di giornali al fine di portare alla luce idee sovversive, viene completamente soppresso nel sangue da alcuni misteriosi sicari. Per puro caso, Joseph Turner, nome in codice Condor, scampa però all'attentato. Resosi conto dell'impossibilità di fidarsi di alcuno e in preda alla paranoia, Condor sequestra una ragazza, Kathy, e si rifugia nel suo appartamento. Gli uomini che gli danno la caccia sono però tutt'altro che sprovveduti, e riescono con facilità a rintracciarlo. Tra istinto di sopravvivenza e passione che cresce per Kathy, Condor tenterà di scoprire il motivo che ha portato all'eliminazione dei suoi colleghi.
Adattamento del romanzo “I sei giorni dei condor” di James Grady. Un puzzle cospirativo. Pollack è genio di suspance nel riuscire a far sentire braccato lo spettatore stesso, nel far accelerare il battito cardiaco in sequenze convulse come un tête-à-tête col sicario in ascensore. Facendo leva su due bravi interpreti, Redford e Max von Sidow, dà carisma a quelli che poi sono i due personaggi principali del film, il protagonista Condor e il solitario Joubert. Ma ancor più di Condor, è proprio con quest'ultimo che riesce a far breccia, dipingendo un'anima cinica che pare contare i giorni che gli restano da vivere portando a termine le altrui esistenze, celebrando delle vere e proprie messe della disillusione. Peccato che non sempre Pollack riesca a essere chiaro, a volte addirittura credibile (la cieca fiducia di Kathy nei confronti di Condor), e che l'intrigo vada con accuratezza seguito, riavvolgendo pure il nastro, per comprenderne il reale spessore.

★★★*☆☆
3,5/5