mercoledì 8 giugno 2011

BIUTIFUL

(Biutiful) Di Alejandro Gonzalez Inarritu. Con Javier Bardem, Maricel Álvarez. Messico, Spagna, 2010. Drammatico, 128 min.



La vita di Uxbal è già complicata di suo, tra il dover crescere due figli con una madre distante, affetta da disturbo bipolare, e il guadagnarsi il pane dirigendo traffici illeciti nei vicoli più bui di Barcellona. Ma quando gli viene diagnosticato un cancro alla prostata che non lascia scampo, tutto pare veramente precipitare. Per Uxbal comincia una lotta contro il tempo per salvare il salvabile, e garantire ai propri bambini un futuro dignitoso.
Chi ha già preso visione di altri lavori del king of pain messicano Inarritu, si renderà subito conto che in "Biutiful" sono assenti quei continui sbalzi spaziali che contraddistinguevano "Amores Perros", o "Babel". In "Biutiful", Inarritu pare non voler ricorrere a certe meccaniche per giostrare le tragedie dei suoi personaggi, vuole bensì essere assolutamente diretto. La storia di Uxbal, stridente sovrapposizione tra padre di figli e figlio di un padre mai conosciuto, è infatti lineare: è un uomo condannato a morte dalla malattia, punto. Su Bardem, credibile maschera dell'umano dolore, il regista materializza piano a piano demoni ai quali lo spettatore non può fuggire, semplicemente perché nel tempio dove si celebra questo lungo funerale non filtra alcun raggio di sole. La Barcellona di "Biutiful" non è la Barcellona piena di colori di una cartolina postale, ma è una Barcellona che puzza di rancido, dove i suoi abitanti devono tenersi con tutte le forze stretti alla corda, se non vogliono cadere giù, nell'oblio. Il film diviene così anche occasione per documentare alcune realtà, come quella dei cinesi o di Ige l'africana, che i nostri occhi non vedono, o non vogliono vedere. Sebbene corra il rischio di minare la credibilità dell'opera, donando superpoteri a Uxbal e raffigurando momenti post-mortem fin troppo personali, a Inarritu il saggio sulla morte riesce meglio che ad Eastwood ("Hereafter"). Gli acquerelli musicali di Gustavo Santaolalla si sposano a meraviglia con le azzeccate inquadrature di disagio metropolitano.

★★★★☆
4/5

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