martedì 29 marzo 2011

GONE BABY GONE

(Gone baby gone) Di Ben Affleck. Con Casey Affleck, Michelle Monaghan, Morgan Freeman, Ed Harris, Amy Ryan. USA 2007. Drammatico, 114 min.



Boston. Patrick e Angie, una coppia di detective specializzata in ricerca di persone scomparse, accetta non senza riluttanza l'incarico di ritrovare una bambina della quale si sono perse le tracce. La madre tossicodipendente è invischiata in storie di traffico di stupefacenti, il che fa pensare ad un sequestro a fini ritorsivi. Individuato lo spacciatore che ha rapito la bambina, i detective si accordano col malvivente per uno scambio, ma la piccola muore tragicamente. Patrick non si dà pace, ma fiuta che nella vicenda qualcosa non torna.
Tratto da un romanzo di Dennis Lehane, le cui opere sono già state trasposte per il grande schermo con "Mystic River"(Eastwood) e "Shutter Island"(Scorsese). E' un esordio dietro la cinepresa che convince, quello di Affleck. Forse il montaggio che ricorda più un telefilm può risultare stucchevole, ma ciò che interessa di più sono le torbide acque nelle quali fa scorrere il suo sinistro noir: le strade del malanimo bostoniano coi suoi volti stravolti, il tema dell'innocenza infantile in un mondo tanto brutale, l'eterno dubbio di cosa sia il giusto e cosa sia lo sbagliato. Con l'adrenalina graduata al livello giusto. Non si respira quell'aria quasi soprannaturale del capolavoro "Mystic River", ma comunque riesce a mettere sul tavolo quesiti non futili. Peccato per un'interpretazione dei protagonisti che non riesce a lasciare molto il segno. Non a caso, rimane più impresso il lavoro svolto ai bordi da Amy Ryan, nei panni della madre tossica, e da Morgan Freeman, poliziotto veterano più al servizio di una legge morale che di quella dei codici.

★★★*☆☆
3,5/5

giovedì 24 marzo 2011

LA BATTAGLIA DI ALGERI

(La battaglia di Algeri) Di Gillo Pontecorvo. Italia 1966. Storico, 118 min.



Stanchi dell'oppressione francese, un gruppo di impavidi algerini fonda un Fronte di Liberazione Nazionale. Le proteste organizzate, gli scioperi, gli assassinii e gli attentati dinamitardi fanno tremare l'occupante europeo, ma con l'arrivo dell'abile colonnello Mathieu il Fronte viene soggiogato.
Film-documento bifaccia, raffigura da una parte l'impervia strada di un popolo verso l'indipendenza e dall'altra le luci della borghesia occidentale in terra straniera. E l'inevitabile scontro, non meramente militare ma anche di tradizioni e costumi: Pontecorvo con maestria dà fascino e inquietudine a quelle del popolo algerino. A parte il carismatico Mathieu, la psicologia dei personaggi è puro contorno, poiché a dominare è solo un'irrefrenabile ideologia che ha sete di libertà. La cruda fotografia in bianco e nero e la musica a cura di Morricone portano a fior di pelle l'ansia francese. Vedere un film sui problemi di ieri e capire che, dopo 60 anni, non siamo andati poi così lontano.

★★★★☆
4/5

martedì 22 marzo 2011

IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI

(El secreto de sus ojos) di Juan José Campanella. Con Ricardo Darín, Soledad Villamil. Spagna-Argentina 2009. Giallo, 124 min.



Buenos Aires. Giunto ormai alla pensione, un funzionario del tribunale federale, Benjamin Esposito, decide di concentrare i propri sforzi nella stesura di un romanzo. Come tema, ripesca un caso vecchio 25 anni, riguardante un brutale assassinio di una donna, dove non è mai stata fatta giustizia. Tenta di rifar luce sul delitto con l'aiuto della cancelliera che assisteva all'epoca, l'affascinante Irene, della quale sempre è stato innamorato senza arrivare a dichiararsi. Il via vai di ricordi di quegli anni andati convincono Benjamin che nella sua vita c'è un grosso vuoto.
Noir dal sapore latino, vanta una costruzione narrativa a due binari temporali (1974 e 1999). La narrazione viene intricata dal fatto che i flashback, che dominano buona parte del film, sono "distorti" poiché si fondano sul romanzo di Benjamin, e non sulla effettiva realtà. Viene così lasciato uno spazio interpretativo riguardo il reale svolgimento degli eventi. Pregno di malinconia e di eleganti dialoghi, il regista ha fatto sì che un delitto di sangue sia pretesto per dipingere la durezza del tempo ("mille passati, nessun futuro") in un tourbillon di rimpianti e baci mai dati, senza concessioni alle storie d'amore favolesche. E non togliendo niente comunque al thriller, che procede minaccioso fino al morboso, intelligente finale. Visto che velatamente s'innesta nella complessa storia politica argentina, qualche pur essenziale lume a riguardo sarebbe stato gradito. Degna di menzione Soledad Villamil, Penelope Cruz dell'ombra.

★★★★☆
4/5

lunedì 21 marzo 2011

THE FIGHTER

(The Fighter) Di David O. Russell. Con Mark Wahlberg, Christian Bale, Melissa Leo, Amy Adams. USA 2010. Drammatico, 115 min.



Lowel, Massachusetts. Micky Ward è un dicreto pugile che non riesce a spiccare il volo, imbrigliato da una madre manager più interessata ai verdoni che alla gloria del figlio, e dal fratello tossicodipendente Dickie, ex-pugile ed eroe locale, allenatore completamente inaffidabile. Dopo l'ennesima figuraccia, Micky si prende un periodo di riflessione, durante il quale la sua fidanzata, Charlene, lo convince d'esser circondato da incompetenti. Micky dà le spalle alla famiglia, e i risultati cominciano ad arrivare. Ma sia Dickie che la madre, non riusciranno a farsi una ragione del distacco del ragazzo.
Storia vera di Micky Ward, campione del mondo WBU nel 2000. Più che un film sul pugilato, la prima parte abbondante del film getta lo sguardo sulla realtà provinciale americana, pullulante di storie di disagio sociale, ragazze pettegole, sogni infranti. Se non ci fosse un Christian Bale all'apice, Premio Oscar come attore non protagonista (sebbene poi fondamentalmente reciti come co-protagonista), in una perfetta metamorfosi a` la Trainspotting, il quadro non risulterebbe nemmeno tanto drammatico, quanto piuttosto caricaturale. Esempio ne è Charlene, che piomba sulla vicenda quasi caduta dal cielo, la cui caratterizzazione è sviluppata troppo nei canoni, se si vuole far sì che marchi la trama con una certa plausibilità (comunque buona la Adams). La seconda parte, più incentrata su tematiche sportive, ha però verve, con allenamenti e scontri ben curati. Sarebbe stato meglio lasciare ai margini qualche isteria familiare di troppo, e andare subito al sodo? La regia fa il verso a quella dei mafia-movie di Scorsese degli anni '90, come del resto la colonna sonora.

★★★☆☆
3/5

giovedì 17 marzo 2011

M.A.S.H.

(M*A*S*H) Di Robert Altman. Con Donald Sutherland, Elliott Gould, Robert Duvall, Tom Skerritt. USA 1970. Commedia, 116 min.



Guerra di Corea, anni '50. Tre chirurghi militari sono chiamati a svolgere le proprie mansioni sul campo. Sebbene professionisti capaci, sono assai indolenti alla rigida disciplina. Così, tra un'operazione e l'altra, si burlano dei colleghi più invasati e corrono dietro le belle infermiere. Sfuggiranno ad un esame riguardo i loro comportamenti con una rocambolesca partita di rugby.
Uscito nel periodo della contestazione contro l'intervento in Vietnam, un Altman senza scrupoli, impavido nel trattare il delicato tema, invita alla riflessione facendosi beffe del sistema militare americano (e dei colleghi che trattano il genere bellico con eccessiva serietà). E con quale affilato sarcasmo! Quarant'anni dopo, forse, alcune gag suoneranno pure sorde, ma nel complesso si ride bene. I momenti a luci rosse riescono a non scivolare nella facile volgarità. Risoluto anche il trio Sutherland-Gould-Skerritt, dove brilla in particolare il primo di questi. Senza impegno, diverte.

★★★*☆☆
3,5/5

domenica 13 marzo 2011

BLOW OUT

Di Brian De Palma. Con John Lithgow, John Travolta, Nancy Alle. USA 1981. Thriller, 107 min.



Tecnico del suono, con un passato da poliziotto, registra casualmente il fatale attentato alla vita di un candidato presidenziale. Nel tragico evento, riesce comunque a salvare la giovane compagna del politico. I due cercano di convincere le autorità che non si è trattato di un semplice incidente, ma che dietro vi è probabilmente una cospirazione. Qualcuno, nell'ombra, si muoverà per metterli a tacere.
Prima dei successi che lo hanno reso celebre ("Scarface", "Gli intoccabili"), De Palma si era fatto conoscere anche per alcuni lavori dal chiaro stampo hitchcockiano ("Vestito per uccidere"). "Blow out", che rientra in questi ultimi, è un thriller un po' debole, dalla suspance a corrente decisamente alternata. L'innegabile talento tecnico, col quale si ricostruisce la fase investigativa e si dà vigore alle sequenze più drammatiche, non è sufficiente a spazzar via la noia. Passione, perversione e doppio gioco potrebbero apportare qualche punto in più, ma male si mischiano ad una storia vagamente assurda. Per lo meno, ci risparmia il finale ad acqua di rose. Protagonista un giovane Travolta.

★★*☆☆☆
2,5/5

giovedì 10 marzo 2011

IL GRINTA

Di Ethan Coen, Joel Coen. Con Jeff Bridges, Matt Damon, Josh Brolin. USA 2010. Western, 110 min.



A seguito della vile uccisione del padre, la quattordicenne Mattie Ross medita vendetta nei confronti dell'assassino Tom Chaney. Ingaggia pertanto il non più giovane sceriffo Cogburn, detto "Il Grinta", col vizio sì dell'alzare un po' troppo il gomito, ma dalla risaputa fama d'intrepido pistolero. Sulle tracce di Chaney c'è anche il fiero Texas Ranger LaBoeuf. I tre si addentrano in una vicina riserva indiana alla ricerca del fuggiasco, che nel frattempo si è unito ad altri temerari ceffi.
Remake (con qualche differenza sulla traccia) dell'omonimo film del 1969, con protagonista John Wayne, la versione odierna de "Il Grinta" porta i fratelli Coen a confrontarsi con un genere di film dalla linea più classica, lontana da quei tragicomici rompicapi esistenziali e da quelle vicende paradossali che hanno costellato la loro carriera. E che non siamo di fronte al solito film coeniano, pare ce lo dica già lo stile della fotografia, così sabbiosa, fin dalle prime battute. Buon spirito d'adattamente, certo, e tanto mestiere (i richiami a Cormac McCharty, l'ambientazione spettrale della riserva che mozza il fiato), che però non portano al di la' di quei consueti canoni targati film western, dove c'è sempre il cowboy capace di farne secchi quattro da solo, e dove c'è sempre un colpo di fucile esploso al momento giusto, che salva il protagonista da morte certa. A tratti si ha l'impressione che i Coen accendano la loro celebre macchina del destino, o, per chi preferisce, del puro caso avverso, per incendiare la situazione; chissà con troppa cautela, forse consapevoli del fatto di essere in un territorio straniero. Jeff Bridges è semplicemente elettrico, e riesce senza sforzo a prendere le redini delle sorti del film, catturando l'attenzione dello spettatore con un personaggio d'indubbio fascino (forse si sarebbe meritato più l'Oscar quest'anno, che il passato?). Ma anche Matt Damon si dimostra di valore, finendo per piacere più nelle vesti di cowboy, che in quelle indossate negli altri episodi della sua filmografia. I Coen sanno sempre più elevare la violenza ad arte soprannaturale, senza però toccare, stavolta, quelle vette di tensione di "Non è un paese per vecchi". Prodotto globalmente godibile, ma dai primi della classe ci si aspetta sempre qualcosa di più.

★★★*☆☆
3,5/5

giovedì 3 marzo 2011

LEON

Di Luc Besson. Con Gary Oldman, Jean Reno, Natalie Portman. Francia 1994. Drammatico, 120 min.



Malvivente da quattro soldi viene fatto fuori, assieme a tutta la famiglia, da un pugno di poliziotti corrotti dell'antidroga. Scampa alla carneficina solo la dodicenne Mathilda, che trova rifugio dal vicino di casa, uno spietato sicario italiano di nome Léon. Desiderosa di vendetta, la piccola Mathilda gli chiede di insegnarle gli sporchi ferri del mestiere del killer. Léon, inizialmente riluttante, cede e comincia ad affezionarsi alla ragazzina.
Poco aggiungendo alle tematiche di base dei gangster movies, Besson si è servito del cliché del killer macina-cadaveri per fare un film su una storia d'amore impossibile, tra la (petite) belle e la bête. Ma qua, è la bella che diviene bestia, e la bestia, a sua insaputa, a divenire bella. Lodevoli alcune sequenze, dal sapore di film d'autore; peccato per le scene d'azione, troppo "pompate", stucchevoli, nell'orientarsi col punto cardinale di "Léon". Lo psicopatico Stansfield (Frank di "Velluto Blu" docet?) ha carica ed è con eccellenza interpretato da Oldman: perchè rimane parzialmente ai margini? A ben vedere, il merito maggiore del lavoro di Besson, è l'aver ritagliato un piccolo spazio, nella storia del cinema, a Mathilda di Natalie Portman, senza nemmeno sforzarsi a scavare chissà quali tracciati psicologici, ma sfruttando gli incantevoli occhioni di una bambina che sa che la vita è dura sia quando si è piccoli, sia quando si è grandi.

★★★*☆☆
3,5/5

martedì 1 marzo 2011

I GIORNI DEL CIELO

Di Terrence Malick. Con Brooke Adams, Richard Gere, Sam Shepard. USA 1978. Drammatico, 93 min.



Stati Uniti, inizi XX secolo. Bill, assieme alla sua ragazza Abby e alla sorellina Linda, girovagano da uno Stato dell'Unione all'altro, in cerca di lavori di fortuna. Giungono in un ranch texano, dove cominciano a darsi da fare assieme a centinaia di altri braccianti. Chuck, il proprietario, gravemente malato, viene colpito dalla bellezza di Abby, e se ne innamora. Bill spinge allora la propria amata ad un matrimonio dai fini esclusivamente economici. Ma la situazione gli sfuggirà di mano, e gli sviluppi saranno tragici.
Seconda opera del decisamente poco prolifico, ma geniale, Terrence Malick (4 film in 30 anni). Partendo da un incipit che sgorga spensieratezza e speranza, che sa tanto di ragazzotti alla ricerca della "promise land", la storia si incrina su una fosca, maestosa tragedia da Vecchio Testamento, incardinata su una storia d'amore che non annoia, e vibra perturbata. Non sono le spoglie interpretazioni a dare il persistente senso di catastrofe imminente, quanto la regia di Malick, che gioca con le ombre e le calde sfumature, e che si avvale di una superba fotografia (da Oscar) e delle musiche di Morricone. La narrazione affidata alla piccola Abby, ingenua ma allo stesso efferata, aggiunge pure un tocco di poesia, di filosofia.
Il dramma infine si compie, scagliato quasi da una mano divina. Abby, macchiata di sangue, perde la purezza che la contraddistingueva, rinnega la vecchia vita, e parte per l'ultimo viaggio, comodamente in treno, probabilmente verso un futuro tranquillo, un marito, dei figli. Linda è testimone, ma innocente: riprende il suo solito vagabondare con una nuova compagna, al lato dei binari ferroviari. Dei binari che sembrano non finire mai.

★★★★*☆
4,5/5