mercoledì 14 aprile 2010

CRAZY HEART

Quando Jeffrey Lebowsky incontra Randy The Ram

Regia di Scott Cooper. Con Jeff Bridges, Maggie Gyllenhaal, Colin Farrell
Drammatico,112 min. - USA 2009



“ 'Vedremo' a casa mia...vuol dire di no.”

Per le strade degli Stati di frontiera degli USA si trascina, da un piccolo club all'altro, un dinosauro del country, nome in arte Bad Blake (Jeff Bridges). Bad, 57 anni, è alcolizzato, con 4 matrimoni alle spalle e un figlio, da qualche parte nel mondo, che nemmeno conosce. La sua carriera è sull'orlo del baratro, a differenza di quella del suo vecchio pupillo, l'odiato Tommy Sweet (Colin Farrell), che riempe arene ed è preso d'assalto dalle ragazzine. A risvegliarlo dal sopore, dal disinteresse per una esistenza sempre più avviata ad una conclusione tragica, ci pensa la dolce Jean (Maggie Gyllenhaal), una giornalista che lo avvicina per un'intervista, e per il quale comincia a nutrire un sentimento che da tempo immemore non provava...

A chi interessasse, si tratta della trasposizione per il grande schermo dell'omonimo romanzo di tale Thomas Cobb. La scelta del regista esordiente Scott Cooper di affidare il ruolo di protagonista per 'Crazy Heart' al caro vecchio Jeff Bridges si è rilevata particolarmente fortunata, dato che ha fruttato, all'attore classe 1949, il tanto ambito Oscar come Miglior Attore Protagonista. In effetti, chi se non Bridges, per interpretare il ruolo di una vecchia gloria della musica country, oramai sul viale del tramonto, lui che è rimasto nell'immaginario collettivo come 'Drugo' de 'Il Grande Lebowsky' ed ha effettivamente realizzato un album country, qualche anno fa? Nemmeno Cooper se la sente di far finta di niente, tanto che l'apertura del film in un bowling sperso nel deserto è più che una citazione. Ma, più che seguire come modello la mitica tragicommedia coeniano, il regista sembra infine rifarsi a un altro film, che l'anno passato ha suscitato i pareri positivi della critica, cioè 'The Wrestler'. Ma a dispetto del gioiello di Aronofsky, la quale trama del “fallito che si redime” era sì lineare, ma sempre graffiante, pronta a sferrare colpi mozzafiato alla bocca dello stomaco, qua i fendenti scarseggiano, la traccia non regala nessun particolare colpo di scena, e ci viene riproposta la solita love-story, un patema trito e ritrito, fotocopiato da chissà quale dei centiania di film sentimentali americani. Addirittura il finale, pare una pubblicità progresso contro l'abuso di alcolici. Fortuna che ci pensi proprio Bridges (ma si badi bene, anche Farrell, che la sua particina la fa veramente bene), con la sua performance drammatica, e la colonna sonora (sarebbe stato grave altrimenti) a colorare quelle parti di film in chiaroscuro. L'allettante elemento del road-movie, costruito sull'asfalto caldo e sullo whiskey, dove si avvolge la debole trama, può costituire un altro punto a favore, per un film che, probabilmente, faceva sperare in qualcosina di più.

VOTO: 6


La canzone principale del film, anch'essa premiata dall'Academy, si intitola "The Weary Kind", ed è di Ryan Bingham. Di seguito, il link del video.

http://www.youtube.com/watch?v=NIJTU9iY2iA

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