lunedì 14 febbraio 2011

LE VITE DEGLI ALTRI

Di Florian Henckel von Donnersmarck. Con Martina Gedeck e Ulrich Mühe. Germania 2006. Drammatico, 132 min.



Berlino Est, 1984. Un importante esponente della DDR si invaghisce di un'attrice teatrale, legata però al drammaturgo Georg Dreyman. Per fare fuori il rivale sentimentale, incarica la Stasi, la polizia di Stato che spia i cittadini, di sorvegliare la vita intima di Dreyman, allo scopo di scovare anche il minimo indizio che possa portare ad una imputazione del delitto di complotto contro lo Stato. Incaricato del compito è l'abile capitano Gerd Wiesler, maestro in questo genere di operazioni. Ma nello svolgere il lavoro, il freddo Wiesler si appassiona così tanto alla storia d'amore tra il drammaturgo e l'attrice, che la sua fede nei confronti del regime comincia a vacillare.
Notevole finestra che dà all'ombroso mondo di quella che fu la Repubblica Democratica Tedesca, "Le vite degli altri" non è solo atto di accusa ad un regime che stritolava, in nome di un'ideologia, i più basici diritti dell'individuo dell'era moderna, ma è soprattutto un'amara ballata della solitudine, esaltata dall'impietoso confronto tra la vita di Dreyman, pregna di arte, passione e colori, e la vita di Weisler, grigia, piatta, meccanica. Una vita tanto sbiadita, che porterà Wiesler ad attaccarsi alle intime vicende dei suoi vigilati, nel tentativo di attingere da esse un po' di quella energia che alla sua esistenza manca. Ed è il film di due parabole che s'intersecano, ma che vanno in direzioni opposte: quella del capitano, che da uomo del regime diviene sostenitore di quegli artisti tanto temuti dai governanti, e quella dell'attrice Christa-Maria Sieland, che da amica dei dissidenti, diviene traditrice. L'asciutta interpretazione di Mühe si addice perfettamente alla figura di Weisler. Henckel von Donnersmarck dichiara la supremazia delle emozioni umane, senza però cadere nell'errore dello stereotipo, ma anzi sviluppandole in relazione al primordiale istinto di sopravvivenza. Un po' di ridondanza nel finale.

★★★★☆
4/5

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