domenica 15 gennaio 2012

LA FUGA DI LOGAN

(Logan's run) Di Michael Anderson. Con Michael York, Jenny Agutter. USA 1976. Fantascienza, 120 min.



Nel XXIII secolo la civiltà come oggi la conosciamo non esiste più: annientata da guerre e sovrappopolazione, ciò che rimane della razza umana è una comunità sotterranea, i cui bisogni sono soddisfatti interamente da robot. La regola vuole che coloro che vi appartengono devono abbandonare la città compiuti i trent'anni, a seguito di una misteriosa cerimonia chiamata “carosello”. Non tutti sono però intenzionati ad adempiere all'onere. Logan, sorvegliante del sistema, è chiamato ad indagare riguardo questi ribelli, e a scovare la loro terra promessa, “Santuario”.
Film cult per gli appassionati di sci-fi, dalle seducenti premesse ma dai risvolti altalenanti. Intriga l'idea della setta futuristica, annoia la scialba fuga dell'adepto, infine quasi commuove col raffronto nuovo mondo-vecchio mondo. Pacchiani i costumi, bruttini gli attori, scenografie che ricordano a tratti il palco di un teatro, eppure non ci si sbilancia ad affermare che “La fuga di Logan” abbia avuto un certo influsso sui film di fantascienza posteriori, e che meriti la visione. Il regista, o meglio l'opera al quale si è ispirato, prende evidentemente di mira la società che confida ciecamente nei dogmi religiosi, quali siano legalmente riconosciuti (come il carosello) che banditi (come il santuario). Qualcuno ad Hollywood prima o poi ne farà un remake.

★★★*☆☆
3,5/5

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