Tre vicende
ispirate ai “Racconti straordinari” di E.A.Poe. Nella prima, una
giovane, perversa feudataria perde la testa per il posato cugino.
Rifiutata, brama contro di lui. Nella seconda storia, un ufficiale
confessa ad un prete l'assassinio di un uomo uguale a lui in tutto e per tutto,
sia per nome che per tratti somatici, che lo perseguita fin
dall'età fanciullesca. Nell'ultimo, un attore inglese dalla vita
sregolata giunge a Roma per prendere atto ad un fantomatico
“western-cattolico”, attratto solo dalla possibilità di poter
mettere le proprie mani su una Ferrari.
Tre celebri registi
uniscono le forze nella non facile impresa di trasporre su
celluloide alcuni racconti di Poe, cui tema principale è la
scesa nei reami della follia della mente umana. Il primo episodio, di
Vadim, dedicato alla capricciosa Frederika, è certamente il più
debole. Raffigurare orgie e lussuriosi sfarzi che sbattono contro un
amore a prima vista non è sufficientemente convincente per fondare
la profonda crisi mentale. Il meglio si vede invece nella vicenda di
William Wilson, diretta da Malle: avvince la perfidia più “genuina”,
sfidata e sempre sconfitta dal misterioso clone del protagonista.
L'intensità dello scontro tra le due antitesi fa rimpiangere che il
tutto si risolva in poco più di mezz'ora. L'ultima parte sull'attore
Dammit, girata da Fellini, è una lettura personale della pazzia,
suggellata da fasi oniriche sibilline che esaltano le doti del
regista. Rilevante è il modo in cui viene raffigurata l'”italianità”
agli occhi di un english man. In summa, la pellicola mette sul
palco le più ombrose bizze della razza umana, peccati biblici che
vengono scontati con una pena a due teste: la perdita della ragione e
la morte. Carrellata di attori degna dell'abilità dei registi, con
uno Stamp superlativo.
★★★*☆☆
3,5/5
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